
Nel panorama economico e lavorativo attuale, in continuo mutamento, i manager si trovano a dover guidare aziende immerse in scenari di incertezza e trasformazione. È quanto emerge dall’ultimo studio di Wyser, brand globale di Gi Group Holding specializzato nella ricerca e selezione di profili manageriali, dal titolo “Leadership in trasformazione: tra visione strategica e governo del cambiamento”.
Dalla ricerca risulta che otto manager su dieci riconoscono come il proprio ruolo sia cambiato, ma solo il 16% dichiara di aver realmente trasformato il proprio stile di leadership. Una distanza significativa tra consapevolezza e pratica, che evidenzia quanto la transizione verso modelli di guida più inclusivi e relazionali sia ancora in corso.
Il principale motore di cambiamento individuato dallo studio è il ricambio generazionale (66%), che impone approcci alla guida più partecipativi e meno gerarchici. Seguono la diffusione dello smart working, l’attenzione al well-being e alla sicurezza psicologica (47%), fattori che spingono i leader a costruire relazioni basate su fiducia e ascolto, più che sul controllo.
“Ricoprire ruoli apicali oggi significa facilitare il cambiamento, non esercitare potere”, spiega Marinella Sartori, Amministratrice Delegata di Wyser. Tuttavia, il 35% dei manager continua a dedicare gran parte del proprio tempo ad attività burocratiche e gestionali, limitando la possibilità di agire in modo ispirazionale e strategico.
Tra le competenze considerate fondamentali per la leadership contemporanea spicca la visione strategica del futuro (48%), che però viene indicata dagli stessi manager come la più difficile da sviluppare. In un contesto di mercato caratterizzato da rapidità e instabilità, pianificare a lungo termine diventa una sfida.
Altre qualità centrali emerse dall’indagine sono l’adattabilità (65%) e l’apertura al cambiamento (62%), tratti essenziali per affrontare una realtà aziendale sempre più complessa e mutevole.
Il rapporto Wyser dedica un focus anche alla transizione tecnologica e al ruolo dell’intelligenza artificiale. L’87% dei manager la considera un’opportunità, ma solo il 5% ritiene che la propria azienda sia realmente all’avanguardia nella sua adozione.
Oltre metà del campione riconosce che l’AI ha già avuto un impatto sul modo di guidare le persone e le organizzazioni, ma prevale un approccio cauto: solo il 9% spingerebbe per un’implementazione rapida, mentre il 53% preferisce una transizione graduale.
Secondo Sartori, proprio l’AI rappresenta un banco di prova decisivo per la leadership del futuro: “I leader devono imparare a essere facilitatori del cambiamento, capaci di guidare persone e processi verso l’innovazione continua senza perdere il fattore umano”.