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La nuova frontiera del lavoro ibrido

17 Giugno 2021
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 2 minuti

LAVORO IBRIDO - La pandemia ci ha messo davanti alla necessità di trasferire il luogo lavoro dagli uffici alle proprie case. Per molti questo passaggio è stato brutale, mentre altri si sono accorti di essersi preparati a questa transizione già molto tempo fa, poichè lo smart working non è una novità del 2020. Il futuro delle aziende adesso però si muove nella direzione del lavoro ibrido con vantaggio per le imprese, i lavoratori e l’ambiente.

Le prime esperienze con lo smart working

Molti sono portati a pensare che lo smart working sia una soluzione nata con le esigenze della pandemia. In realtà non è così, ma fonda le sue radici ben prima del 2020. Lo smart working, infatti,  si è imposto per la prima volta nell’ordinamento italiano nel 1998, come una prima sperimentazione delle Amministrazioni Pubbliche per autorizzare forme di lavoro a distanza. Però ha iniziato a prendere forma con la Legge 81/2017, una nuova disciplina che ha consentito una modalità alternativa alla prassi lavorativa tradizionale, con una immediata adozione da parte di molte aziende tecnologiche. Queste ne hanno fatto una nuova filosofia di pensiero, con sorprendenti risultati sulla produttività derivanti probabilmente dalla condizione di “comfort zone” del dipendente che è messo in condizione di autonomia, con la possibilità di conciliare al meglio vita personale e professionale.

Quello che ha fatto la pandemia è stato evidenziare quello che di buono può offrire il telelavoro e quello che invece c’è da migliorare. Si parla di cose da migliorare perchè si è tutti consapevoli che lo smart working è uno strumento molto potente a cui la maggior parte delle aziende e dei lavoratori non è disposta a rinunciare. Certo è però che non sarà sotto le stesse condizioni degli anni pandemici, ma si andrà più verso una ibridazione del lavoro.

La necessità di un lavoro ibrido

Già dal 2018/2019 ha cominciato ad imporsi la filosofia del lavoro ibrido, ovvero il concetto per cui il lavoratore  può essere altamente impegnato e produttivo da casa, in un ufficio di prossimità e, all’occorrenza, dell'headquarter aziendale. Questa modalità di lavoro porta numerosi benefici per la forza lavoro che:

“Potrà avere un ufficio più vicino a casa, quindi non essere obbligato a fare un’ora di strada per andare a lavoro, e una maggiore soddisfazione, che si traduce in produttività e riduzione dei costi. Per non parlare dell’impatto ambientale, con una sostanziale riduzione del traffico cittadino e una conseguente diminuzione delle emissioni di CO2. Una causa nobile, quindi, oltre che estremamente utile.”

Il lavoro ibrido va bene ma con accortezze

In tutto il mondo sono già molti i casi di aziende che sono certe di perseguire l’idea del lavoro ibrido, ma per poterlo fare c’è bisogno di rivedere alcune cose.

“Dal 2022 sicuramente occorreranno provvedimenti legislativi che prendano in considerazione meccanismi di tutela del lavoratore con nuove forme contrattuali e retributive. È auspicabile cercare un sereno confronto che potrà misurarsi in apposite commissioni composte da aziende e sindacati per monitorare l’esperienza del lavoro agile su larga scala e risolvere questioni che stanno creando dibattito.”

Non solo, sono molteplici gli aspetti da dover tenere presenti, compreso l'investimento delle risorse in eccesso date dalla redistribuzione degli spazi e la ricerca attenta di una costruzione appropriata di coesione dello staff.

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