DIFFICOLTÀ SPORTIVI - Nella vita di ciascuno di noi si manifestano momenti di difficoltà, insuccessi e perdite. La paura di non farcela davanti ad un problema o una sfida è qualcosa che tutti noi viviamo in qualche momento della nostra vita.
Di fronte alle situazioni di difficoltà le persone si dividono in due grandi categorie: quelli che soccombono e quelli che si rialzano e riprendono a camminare. Credimi, entrambi hanno paura di non farcela, ma di fronte ad essa, reagiscono in modo molto differente. A nessuno piace sentirsi bloccati, privati dai propri limiti interiori della libertà di agire al meglio e di superare i problemi che ci si presentano davanti. Per evitare che questo accada dobbiamo avere un piano strategico di azione che ci porti fuori dallo stallo.
Molte persone scelgono di fare qualcosa di concreto per imparare a superare la propria paura di non farcela e ad affrontare con più strumenti gli ostacoli che la vita inevitabilmente ci offre. Vivere a pieno non significa non avere problemi ma impossessarsi delle capacità per superarli con successo.
“Fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei.” - Theodor Roosevelt.
Quando le cose non vanno per il verso giusto, tendiamo ad essere colti da attacchi improvvisi di… scusite. Se non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo è perché: c’è la crisi (scusa inflazionatissima), non c’erano le condizioni giuste, non eravamo in forma, era una giornata storta, nevicava, il mondo è brutto e cattivo, etc., etc.
Questo è il tipico atteggiamento del frignone, o, come direbbe lo psicologo Giulio Cesare Giacobbe nel suo saggio “La paura è una sega mentale“, questo è il tipico atteggiamento di una personalità infantile. Le condizioni perfette non esistono: inutile che continui a procrastinare in attesa che arrivino o che tu te la prenda con il mondo intero perché non si verificano. Devi imparare a fare tutto quello che è in tuo potere, con quello che hai a disposizione, nel posto in cui ti trovi.
Spesso i grandi campioni raccontano di sé stessi, che «non erano agli inizi della loro carriera sportiva i più forti della squadra o del gruppo, ma erano sicuramente i più determinati». Sembra un’evidenza, ma il detto «il duro lavoro batte il talento, se il talento non lavora duro» racchiude forse la risposta.
Spesso i più talentuosi raggiungono buoni risultati subito e senza molta fatica e questo a volte toglie il focus dagli allenamenti per continuare a migliorarsi. Sei un talento? Ottimo! Ora lavora duro per mantenere questo vantaggio! Ma queste doti o capacità non bastano. Alcuni studiosi sostengono addirittura che il talento quale «dono innato», sia stato un concetto mitizzato e che ogni abilità, anche la più complessa, viene sviluppata e portata ad esprimersi ad alti livelli in virtù di un impegno costante protratto nel tempo! Uno difetto dei talenti innati che vivono di rendita senza pretendere molto da se stessi e senza impegnarsi nell’allenare il proprio talento è spesso quello di non saper affrontare le difficoltà. Fino a che si confronta con avversari al di sotto delle sue capacità e colleziona successi tutto va bene, ma non appena arriva uno scoglio da superare il talento innato non allenato non possiede i mezzi per tirarsi fuori dalla mareggiata.
Determinazione, Passione, Impegno, Costanza, Sacrificio, sono le parole chiavi del successo! Ad esempio nello sport, in una sfida diretta, dove si vince o si perde nel giro di qualche stoccata, il talento potrebbe essere ritenuto avvantaggiato. Ma se consideriamo un torneo, una stagione o una carriera lunga anni con appuntamenti importanti, ritengo che il lavoro costante, probabilmente contrassegnato da momenti difficili e scarsi risultati passeggeri, il duro lavoro ripagherà sicuramente di più.