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A rischio il futuro di aziende di dispositivi medici e la stabilità del SSN

19 Settembre 2024
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 2 minuti

PMI Sanità, l’associazione che rappresenta quasi 200 aziende italiane del settore dei dispositivi medici, ha lanciato un grave allarme. A rischio ci sono ben 4mila imprese che forniscono ospedali e strutture sanitarie di strumenti essenziali come siringhe, garze, valvole cardiache e protesi. In particolare, 2mila di queste aziende rischiano di fallire a causa della tassa chiamata “payback”, una misura che rischia di compromettere la sopravvivenza del Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Secondo Gennaro Broya de Lucia, presidente di PMI Sanità, il problema è urgente: “Abbiamo solo due mesi di tempo per evitare questa catastrofe”. Il “payback” prevede che le aziende del settore debbano coprire gli sforamenti del tetto di spesa sanitaria fissato dallo Stato per le Regioni, una cifra che ammonta a ben 6 miliardi di euro. Questi costi vengono suddivisi tra le aziende in base al fatturato e non all’utile, il che significa che molte imprese sono costrette a pagare somme che superano persino il loro stesso guadagno.

Il peso insostenibile del payback

La tassa “payback” è stata introdotta come sistema per controllare la spesa sanitaria, originariamente nel settore farmaceutico, ma dal 2022 è stata estesa anche a quello dei dispositivi medici. Tuttavia, secondo Broya de Lucia, il sistema è iniquo e insostenibile per le piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono la maggioranza del mercato dei dispositivi medici in Italia.

Le aziende più piccole, con fatturati annui di 5 milioni, potrebbero ritrovarsi a dover pagare fino a 4 milioni di euro di “payback”. Questa situazione mette in pericolo non solo 200mila posti di lavoro, ma anche la continuità delle forniture sanitarie indispensabili per la salute dei cittadini.

La richiesta urgente di una franchigia

PMI Sanità ha chiesto al governo di introdurre una franchigia per sterilizzare gli effetti della tassa per gli anni passati (2015-2021) e rivedere il tetto di spesa delle Regioni. Broya de Lucia ha proposto di alzare il limite al 7,3% rispetto all’attuale 4,4%, per rendere sostenibile il sistema. Inoltre, l’introduzione di una franchigia, ossia l’esenzione dal payback per le aziende sotto una certa soglia di fatturato, potrebbe evitare il fallimento di almeno 2mila imprese.

In caso contrario, se il governo non interviene, il rischio è il collasso del sistema sanitario nazionale e di un intero comparto industriale. PMI Sanità attende un incontro con il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ma intanto ha già posto le proprie istanze all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni.

Un sistema al limite del collasso

Il futuro del settore dei dispositivi medici e la sostenibilità del SSN sono in bilico. Se entro ottobre non si troverà una soluzione, migliaia di aziende rischiano di scomparire. Il tribunale amministrativo del Lazio, che ha già sospeso temporaneamente l’applicazione della tassa, potrebbe presto emettere una sentenza definitiva, aprendo una nuova fase di incertezza per tutto il settore.

Per PMI Sanità, la soluzione non può essere rimandata: “Solo introducendo una franchigia e adeguando i tetti di spesa ai reali fabbisogni del sistema sanitario potremo evitare la paralisi di un intero comparto e tutelare la salute dei cittadini”.

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