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Blockchain: tecnologia attenta all'ambiente?

18 Maggio 2022
- Di
Viola
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Tempo di lettura: 3 minuti

BLOCKCHAIN SOSTENIBILE - Le rivoluzioni maggiori che il mondo sta vivendo oggi sono la transizione energetica verso fonti di energia green e la trasformazione digitale. Quest’ultima  si basa fondamentalmente sulle tecnologie DTL - Distributed Ledger Technology - e in particolar modo sulla blockchain e tutte le sue possibili applicazioni. Le due transizioni possono viaggiare di pari passo? C’è chi è convinto di sì, c’è chi è convinto di no. Analizziamo le ragioni e le obiezioni di entrambe le parti. 

Le ragioni di chi sostiene che la blockchain non sia eco-sostenibile

Le maggiori contestazioni che vengono portate alla blockchain non riguardano la tecnologia in sé e per se’ ma le operazioni a cui da vita. In particolare parliamo del mining. Si tratta del processo di condivisione della potenza di calcolo dell'hardware partecipanti alla rete. Ovvero dell'operazione necessaria per generare nuove criptomonete, verificarne l’autenticità e certificare le varie transazioni. Il mining oggettivamente richiede un alto tasso di energia:

  • per mantenere acceso il computer su cui si stanno effettuando le transazioni, che non deve mai andare in stand-by o spegnersi durante l’operazione;
  • per evitare il surriscaldamento dell'hardware attraverso diversi processi di raffreddamento interni ed esterni. 

Il Bitcoin/Ethereum Energy Consumption Index dell’Università di Cambridge, centro addetto a esaminare l’impatto ambientale della blockchain, ha evidenziato che per effettuare una singola transazione di Bitcoin ci vogliano circa 2.100 kilowattora (kWh). Non solo ha stimato che solo nel 2021 i bitcoin hanno prodotto oltre 56,8 milioni di tonnellate di CO2. Sono numeri che impressionano se si pensa che l’energia necessaria per alimentare una transazione di bitcoin equivale a quello che consuma una famiglia media statunitense in 75 giorni. 

Le obiezioni

I dati riportati dal Bitcoin/Ethereum Energy Consumption Index dell’Università di Cambridge sono oggettivi e innegabili, come quelli pubblicati dalla rivista Resources, Conservation and Recycling. Questi affermano che i Bitcoin hanno generato quasi 31.000 tonnellate di rifiuti elettronici fino ad ora, ma nel futuro, se non si effettuano modifiche, sono dati che tenderanno a crescere esponenzialmente. Come si può obiettare di fronte all'evidenza? Semplice non si può. 

Ma quello che si può fare è proporre delle soluzioni che possono apportare delle modifiche a questi trend inquinanti. Per esempio Hamid-Reza Khoyi, revisori di conti svizzero, afferma che è possibile abbattere l’impatto ambientale delle criptomonete e della blockchain utilizzando fonti di energia rinnovabile e verdi per alimentare i computer e tutte le fonti di raffreddamento degli hardware. 

Inoltre oggi quando si dibatte sulla sostenibilità della blockchain, non si tiene conto della crescita in termini di efficienza. Infatti le tecnologie DTL che utilizziamo oggi non sono arrivate ancora al loro massimo potenziale in termini di produttività, efficacia ed efficienza. questo fa sì che nel tempo avranno bisogno di sempre meno “carburante” per funzionare ed effettuare le varie operazioni. Questo comporta che anche la loro impronta ambientale andrà a diminuire drasticamente. Ma nel frattempo che si fa? Si cercano delle soluzioni tampone che riescano ad ovviare momentaneamente al problema in attesa di avere la soluzione definitiva. 

Manifesto di sostenibilità NFT

Gli NFT hanno un funzionamento molto simile a quello delle criptovalute e per questo hanno anche un impatto ambientale congruo con quanto visto per i bitcoin. Sembrano quindi  scontrarsi con i principi Esg - Environmental, Social e Governance - che influiranno sempre più sulla capacità delle aziende di operare e generare rendimenti stando attenti all'aspetto della sostenibilità. Allo stesso tempo però gli NFT costituiscono uno strumento potente e che sarà sempre più protagonista nell’immediato futuro, su cui sempre più realtà punteranno e investiranno. 


Il professore italiano della University College of London, Paolo Taticchi, ha stilato il “Manifesto di sostenibilità NFT”. Si tratta di un modo per sensibilizzare le aziende che vogliono investire in NFT sulle opportunità e sui rischi ambientali che questi comportano. Il manifesto è un vero e proprio not fungible token, disegnato da Michele Fabbro e dall’artista i Massimiliano Donnari. Rappresenta la Regina Elisabetta II che indossa una maglietta con la Terra che lancia uno slogan: “NFT – usa e consuma responsabilmente”. L’opera d’arte digitale è stata realizzata usufruendo di una blockchain ad alta efficienza energetica messa a disposizione da Stratisphere e sostenuta dall’impresa italiana Treedom che ha piantato un albero in onore del NFT. All’interno della descrizione dell’opera, che si può vedere una volta visualizzato l’opera digitale, è presente un link che permette di accedere e leggere l’intero Manifesto.

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